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Tenere sotto controllo la salute della pelle

Tenere sotto controllo la salute della pelle

Molte volte la salute della pelle è influenzata da una serie di fattori come sole, ambiente, stress, abitudini alimentari, tutto ciò determinano l’aspetto e il benessere dello stesso.

Chi deve prestare maggiore attenzione

Le persone che si sono esposte per molti anni e a lungo al sole, molte volte per ragioni professionali, esempio contadini, pescatori o maestri di sci, sono i soggetti più a rischio di sviluppare carcinomi della pelle, ma la malattia si può sviluppare anche in sedi normalmente poco esposte al sole, come la pianta del piede o tra le pieghe delle dita. La superficie del corpo deve esssere esaminata periodicamente e prestare anche attenzione alla comparsa di nuove macchie o lesioni oppure ad alterazioni di nei esistenti;

Ecco alcuni consigli da seguire per avere una pelle in salute:

  • Proteggere la pelle dal sole
  • Dormire bene
  • Bere acqua
  • Non fumare
  • Idratare la pelle
  • Utilizzare antiossidanti
  • Scegliere bene i cosmetici

Come riconoscere i segnali

Bisogna controllare periodicamente, in un locale ben illuminato, da soli o con l’aiuto si un specchio per esaminare anche le parti non visive. Occorre segnare la medico la comparsa di ogni muova lesione della pelle, perchè si potrebbe trattare si carcinomi cutanei, alcune caratteristiche che rendono sospetto un neo:

  • Bordo irregolare;
  • Asimmetria;
  • Colore molto scuro;
  • Diametro maggiore di 6 mm;

Quando si trova in presenza di questi segnali rivolgersi a un medico specialista.

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Le fratture da stress

Le fratture da stress

Le fratture da stress sono tutte quelle piccole fratture incomplete delle ossa dovute a sollecitazioni ripetute più che a un vero e proprio trauma. Si manifesta il dolore quando si esercita un carico e peggiora gradualmente.

Il problema si presenta nelle persone che compiono un gesto ripetitivo sempre più frequentemente, ad esempio, nei runners che corrono quotidianamente chilometri e chilometri, l’impiegato che decide di fare una corsa dopo mesi di inattività, la signora che soffre di osteoporosi che si iscrive in palestra.

Prevenzione delle fratture da stress

Durante la pratica sportiva la prevenzione consiste nel sospendere quando si avverte dolore e se persiste rivolgersi al medico. L’intensità e la durata delle attività sportive devono essere progressive, quindi fare un riscaldamento adeguato, per attivare i muscoli e da raffreddamento cioè la riduzione graduale dell’esercizio. Seguire una dieta ricca di alimenti a base di calcio e vitamina D per mantenere forti le ossa. Per ogni sport utilizzare attrezzature e scarpe adeguate. Di seguito alcune regole:

Aumentare i chilometri gradualmente – Bisogna prevenire gli infortuni aumentando gradualmente il numero dei chilometri durante le corse lunghe. Si raccomanda si aumentare i chilometri il 10% per ogni settimana.
Mangiare calcio – Nell’alimentazione di tutti i giorni introdurre calcio per prevenire l’osteopenia (riduzione della massa ossea) o l’osteoporosi (malattia sistemica dell’apparato scheletrico).

Come si cura?

Cosa fondamentale il riposo e si prevedono mediamente da 4 a 6 settimane per il pieno recupero.

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Distorsione alla caviglia: che cosa fare e come curarla

Distorsione alla caviglia: che cosa fare e come curarla

La distorsione della caviglia è un trauma/lesione che interessa la zona tra gamba e il piede. Di solito, si verifica quando si cammina o si corre su una superficie irregolare e il piede ruota verso l’interno, provocando uno stiramento dei legamenti della caviglia. Quando il piede ruota, si possono verificare diversi traumi:

Frattura da avulsione: Collega la tibia e l’osso del piede della parte interna della caviglia che può causare il distacco di un frammento dell’osso della tibia. Il legamento è robusto ma la rotazione del piedi verso l’estero provoca una frattura da avulsione.
Distorsione alta della caviglia: Una distorsione alla caviglia alta è una lesione che coinvolge una serie diversa di legamenti rispetto alla distorsione alla caviglia comune. I legamenti si trovano sopra l’articolazione della caviglia e tra la tibia e il perone. Quando corri, e si cambia rapidamente direzione, questi legamenti subiscono forze molto elevate.
Frattura del perone: La frattura avviene in corrispondenza della caviglia o vicino al ginocchio.

Questo infortunio è frequente nello sport (pallavolo, basket, calcio, rugby, atletica ecc.), ma anche nella vita di tutti i giorni. È una lesione che interessa in particolare legamenti, muscoli e tendini e comporta la perdita momentanea e incompleta dei rapporti articolari tra l’estremità dell’osso.

Prevenire una distorsione di caviglia

Si può prevenire la distorsioni della caviglia indossando scarpe idonee alle varie superfici. Altre indicazioni per prevenire una distorsione di caviglia è mantenere una buona forza muscolare, un buon equilibrio e flessibilità articolare. Le seguenti precauzioni possono essere d’aiuto nella prevenzione:

  • Riscaldarsi adeguatamente prima di un’attività sportiva
  • Prestare attenzione quando di cammina o si corre su terreni irregolari
  • Indossare calzature adeguate per l’attività praticata
  • Rallentare il ritmo o cessare l’attività quando si percepisce dolore o affaticamento

Tampone rapido: tracciare rapidamente i casi

Tampone rapido: tracciare rapidamente i casi

L’aumento improvviso di casi per Covid-19 (variante omicron) ha rivelato quanto sia importante tracciare rapidamente i casi. Effettuare test rapidi di screening da Covid-19 è di fondamentale importanza per prevenire e controllare i contagi, per ogni attività.

COVID-19: Che cos’è il tampone rapido e a che cosa serve

Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, il tampone rinofaringeo è un test che permette di rilevare la presenza di Coronavirus all’interno del nostro corpo. Il tampone rino-faringeo è un test molto rapido, della durata di alcuni secondi, che consiste nell’infilare un bastoncino molto fine, morbido e flessibile nella parte superiore della faringe, posta in profondità dietro al naso. Il bastoncino passerà quindi per il naso, per arrivare alla faringe in meno di 10 secondi. Le modalità di raccolta del campione sono del tutto analoghe a quelle dei test molecolari, cioè viene effettuato un tampone naso-faringeo. I tempi di risposta però sono molto brevi (circa 15 minuti) e non viene più cercato l’RNA del virus bensì si ricerca la presenza degli antigeni, le proteine che sono riconosciute come estranee dal sistema immunitario, cioè di fatto quelle sostanze estranee che provocano una reazione.

Cosa sapere su quarantena, isolamento, tracciamento

Puoi effettuare il tampone rapido presso il nostro centro, prenotando telefonicamente al seguente numero: 3713064811

L’educatore professionale

L’educatore professionale

L’educatore professionale è un operatore sociale e sanitario che lavora con soggetti che si trovano in condizioni di fragilità di natura fisica, psichica e sociale. esso risponde ai bisogni prioritari di salute attraverso interventi educativi e riabilitativi finalizzati alla persona per poter recuperare, mantenere e potenziare le abilità , le risorse e le autonomie funzionali. tutto questo grazie anche alla stretta collaborazione con gli altri professionisti sanitari che insieme costituiscono l’equipe multidisciplinare che ha in carico la persona.

L’educatore professionale svolge la sua attività professionale, nell’ambito delle sue competenze, in strutture e servizi sociosanitari e socioeducativi pubblici o privati, sul territorio, nelle strutture residenziali e semiresidenziali. in tali contesti l’educatore ha come obiettivo: la programmazione, la gestione e la verifica di interventi educativi per soggetti che hanno bisogno di raggiungere livelli sempre più alti di autonomia coinvolgendo non solo le altre figure professionali ma anche le loro famiglie, i gruppi, la comunità di riferimento.

Gli interventi sono indirizzati verso i soggetti con difficoltà e fragilità di diversa tipologia e livello. Tra questi i minori, gli anziani, i tossicodipendenti, i soggetti con disabilità fisica e mentale, alcolisti, carcerati, pazienti psichiatrici. Molte volte la prese in carico non sono individuali, perchè si agisce nell’ambiente in cui si opera. Si devono considerare più \”attori\” ed elementi che insieme portano al raggiungimento degli obiettivi.

Autore: Marida Scarpelli

Dieta antinfiammatoria?

Dieta antinfiammatoria?

Leggo spesso di proposte dietetiche-nutrizionali che propongono un’azione antinfiammatoria, spesso puntando l’indice su alcuni alimenti o classi di alimenti, di fatto non esistono alimenti o classi di alimenti che hanno un’azione proinfiammatoria su tutti i soggetti, sani o in stati patologici. Quindi non assolutamente detto che bisogno evitare il lattosio o i derivati del latte, il glutine, la soia, le solanacee per citare i più comunemente additati.
Questi, così come altri, vanno limitati o in alcuni casi completamente eliminati se si manifesta una sensibilità, ma non è detto che siano da eliminare per tutti.

Queste “eliminazioni” di certo rendono la dieta meno varia e quindi piacevole, di conseguenza meno perseguibile nel tempo, personalmente ritengo questo punto fondamentale, ovvero perché la dieta diventi uno stile di vita non può prescindere dal lato piacevole, quindi maggiori sono i limiti, minore è l’aderenza a lungo termine al programma.
Dunque non esiste una dieta anitinfiammatoria? Di fatto esiste una dieta che non sia proinfiammatoria, ovvero un programma nutrizionale che non crei fenomeni infiammatori e l’unico che ha un razionale biochimico fisiologico è quello conseguente all’innalzamento della glicemia, cosa che succede ogni volta che mangiamo e tanto più rapido ed intenso quanti più sono i carboidrati presenti, in assoluto, ed in rapporto agli altri nutrienti.
Questo perché si verifica il fenomeno della glicazione delle proteine, il glucosio su lega alle proteine rendendole inutili e quindi da sostituire, se non vengono sostituite rapidamente danno luogo agli AGE (Advanced Glycation Endproduct) molecole sicuramente infiammatorie, potenzialmente cancerogene.

Dunque una dieta che limita come l’intensità (quindi avere sempre delle fibre ai pasti, in particolare se ricchi di carboidrati) e la rapidità (ma limitare anche il quantitativo assoluto dei carboidrati presenti) degli innalzamenti glicemici è antiinfiammatoria. Ciò non significa non mangiare un dolce o un primo ben condito, innanzitutto bisognerebbe non averli ogni giorno (in modo da dare il tempo al nostro organismo di sostituire le proteine glicate) e cercare di inserire sempre della verdura o degli ortaggi ad ogni pasto, specialmente prima di un bel piatto di pasta, che fa parte della nostra cultura e non è dannoso di per sé!
Come ogni alimento, zucchero compreso, non di per sé dannoso, è problematico l’uso che ne facciamo.

Autore: Dr. Roberto Cannataro

La fisioterapia temporo mandibolare

La fisioterapia temporo mandibolare

L’articolazione Temporo-Mandibolare fa riferimento alla giunzione tra le ossa temporali del cranio e la mandibola. Si trovano in prossimità dell’orecchio e lavora in sinergia con quella del lato opposto, quando la bocca si deve aprire si compie il movimento di rotazione e di traslazione quando deve masticare. Le articolazioni sono essenziali per lo svolgimento:

  • Masticazione, è importante masticare da tutti e due i lati della bocca, si inizia lentamente, applicando forza minima, mentre il cervello realizza che tipo di alimento abbiamo messo in bocca;
  • Fonazione e Deglutizione, è il processo attraverso cui riusciamo a far progredire il bolo alimentare dalla bocca allo stomaco. Nella deglutizione così come per la fonazione, la lingua svolge un ruolo centrale.

Sintomi

Per capire se ci sono disturbi temporo – mandibolare dobbiamo sapere quali sono i sintomi, alcuni sintomi sono più frequenti mentre altri sono più rari. Sintomi più frequenti:

  • Dolore alla mandibola quando si apre bocca o si mastica;
  • Dolore all’orecchio, mandibola e al collo;
  • Mal di testa, precisamente sulle tempie;
  • Limitazione ad aprire la bocca;
  • Dolori cervicali;

In modalità rara si possono avvertire vertigini, dolore alla gola, dolore occhi o sensibilità alla luce.

Cause

In molti casi, la causa del disturbo temporomandibolare è rappresentata da problemi anatomici delle articolazioni. A volte sono presenti fattori come Serrare e Dgrignare i denti, disturbi sistemici (come disturbi ossei genetici), infezioni, traumi, denti non allineati e anche la costante masticazione di gomme possono causare i sintomi. Le cause specifiche comprendono:

  • Affaticamento e uso eccessivo dei muscoli;
  • Artrite;
  • Incoordinazione condilo-discale dell’articolazione temporomandibolare;
  • Anchilosi;
  • Ipermobilità;

L’approccio moderno alla terapia occlusale prevede una valutazione clinico-strumentale del paziente e il ruolo del fisioterapista è importate per la riabilitazione fisiochinesiterapia. Lo specialista effettua delle manovre che servono a correggere abitudini sbagliate e fanno rialliniare correttamente l’articolazioe attraverso esercizi mirati. Il fisioterapista affronta il problema tenendo in considerazione anche i muscoli cervicali e quelli respiratori.

Educazione ed emozioni

Educazione ed emozioni

Il tema delle emozioni è senza dubbio uno dei più ampi nei campi delle scienze umane difatti governano tutti i rapporti umani, permettendo alle persone di aprirsi al mondo e di entrare in relazione con gli altri. La gestione delle emozioni è un tema trasversale a tutte le fasce di età, dall’infanzia al mondo adulto riconoscerle e saperle gestire significa stare meglio al mondo con se stessi, con la propria famiglia e con gli altri. È importante per genitori, insegnanti ed educatori diventare delle guide per accompagnare l’individuo di ogni età nell’esplorazione dei sentimenti, delle emozioni e delle affettività e comprenderne le valenze educative. Le emozioni sono differenti rispetto ai sentimenti difatti provocano cambiamenti fisiologici, comportamentali e psicologici.

L’educazione svolge un ruolo fondamentale in tutto ciò difatti il significato della stessa è: “condurre fuori, liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto, portare a compimento” ed ha l’obiettivo di sviluppare competenze emotive o meglio l’insieme di conoscenze, abilità, capacità e attitudini necessarie a prendere coscienza e consapevolezza, delle proprie emozioni.

Educare alle emozioni è un compito impegnativo ma fondamentale per favorire l’apprendimento perché non è solo con l’intelligenza e la razionalità che si ha successo nell’apprendimento. L’emozione influisce nel processo di apprendimento in quanto agisce come guida nella presa di decisioni e nella formulazione delle idee. L’importanza delle emozioni nell’apprendimento e messa in evidenza dal collegamento che c’è tra le stesse emozioni e la memoria. Infatti le emozioni che la nostra mente cataloga come “importanti” hanno una buona probabilità di venire successivamente ricordate. Educare alle emozioni significa imparare a stare nell’emozione senza esserne sopraffatto altrimenti non è un’educazione ma una forma di repressione.

Autore: Educatore Anna Greco

Piede cavo e piede piatto, differenze

Piede cavo e piede piatto, differenze

Si tratta di patologie della volta plantare che sono completamente differenti e in entrambi i casi, si tratta di anomalie da non trascurare. Di seguito anticiperemo qual è la differenza tra piede cavo e piede piatto, per poi vedere le possibili soluzioni.

Differenza tra piede cavo e piede piatto: abbassamento della volta plantare e l’arco concavo

Per capire qual è la differenza tra piede cavo e piede piatto, partiamo da quest’ultimo. Si tratta di una malformazione comune, che porta la volta del piede ad abbassarsi sempre di più, nei casi più gravi può toccare il terreno, annullando così la concavità del piede. I fattori possono essere vari: Fattori congeniti, e quindi indipendenti da comportamenti, esempio la presenza di un tendine d’achille piuttosto corto. Fattori acquisiti, che vanno a peggiorare una situazione che non avrebbe generato nessun tipo di disturbo. Esempio: Obesità, una frattura non curata, l’utilizzo prolungato nel tempo di scarpe non adatte o posture sbagliate.

Nel caso del piede cavo la volta plantare, al contrario del precedente è troppo alta, e quindi eccessivamente concava. Quindi le differenze sono ben visibili a occhio nudo, anzi molte volte potrebbe bastare delle orme lasciate sul bagnasciuga per distinguere l’uno dall’altro. Anche qui si può parlare di cause congenite, in seguito a particolari traumi del piede o delle caviglie,  all’uso prolungato di calzature sbagliate o in seguito a determinate patologie neurologiche. Infine può provocare dolore ai piedi, caviglie e debolezza agli arti inferiori. Infine prima di iniziare qualsiasi tipo di trattamento del piede piatto e del piede cavo, ci deve essere una terapia mirata suggerita da un fisioterapista esperto.

I piedi piatti nei bambini

Nei primi anni di vita del bambino il piede piatto è tipico, quando l’arco della pianta del piede è poco formato o assente. Questo aspetto dei piedi, fisiologico fino ai tre anni di età, molte volete si conclude con inutili prescrizioni: plantare o scarpe ortopediche, con l’idea di dare la giusta forma al piede. Di seguito dei consigli utili:

  • Lasciare muovere in completa libertà il bambino;
  • Non inserire le scarpe appena inizia a stare in piedi;
  • Quando cammina sicuro, evitare il passeggino;
  • Far camminare camminare il bambino a piedi nudi anche su terreni irregolari come erba, terra e sabbia;
  • Favorire l’attività motoria a tutte le età.

Comunicazione ed educazione

Comunicazione ed educazione

La relazione educativa a differenza delle altre relazioni che possono venire a costituirsi nei vari contesti, che siano essi terapeutici-sanitari o di formazione, è di tipo ciclica. Tale termine implica la reciprocità tra educatore ed educando in cui l’atto comunicativo non viene inteso con una posizione asimmetrica o di dominio da parte dell’educatore sull’educando, ma, gli attori coinvolti si trovano alla pari. Usando le parole del pedagogista Canevaro: “io ho una mia identità originale, così come l’altro ha una sua identità originale; il nostro incontro rivela e fa si che io abbia qualcosa dell’altro, e l’altro abbia qualcosa di me”. Da un “Io” e un “Tu” coinvolti nella relazione viene a costituirsi un “Noi”, ovvero un riconoscimento da entrambi gli attori coinvolti nella relazione.

In questo senso, all’interno della relazione educativa, l’aspetto empatico è di primaria importanza poiché l’educando-utente si trova riconosciuto e compreso nella sua unicità soggettiva. La comunicazione, dal latino comunico che significa mettere in comune, è una delle principali abilità che l’educatore professionale deve saper gestire e captare. Infatti, la comunicazione educativa è orientata a stabilire una relazione che incrementa la crescita dell’altro, permettendo di sviluppare le potenzialità in rapporto ai valori significativi. Essa esprime l’etica stessa dell’educazione in cui l’educatore è testimone con il proprio vissuto, con i contenuti che comunica e il modo in cui li trasmette. Per questo oggi si parla di educazione come “arte dell’accompagnare” in cui educatore ed educando iniziano un percorso insieme a prescindere dei ruoli.

Autore: Educatore Giuseppe Spadafora

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