psicologia

Educazione ed emozioni

Educazione ed emozioni

Il tema delle emozioni è senza dubbio uno dei più ampi nei campi delle scienze umane difatti governano tutti i rapporti umani, permettendo alle persone di aprirsi al mondo e di entrare in relazione con gli altri. La gestione delle emozioni è un tema trasversale a tutte le fasce di età, dall’infanzia al mondo adulto riconoscerle e saperle gestire significa stare meglio al mondo con se stessi, con la propria famiglia e con gli altri. È importante per genitori, insegnanti ed educatori diventare delle guide per accompagnare l’individuo di ogni età nell’esplorazione dei sentimenti, delle emozioni e delle affettività e comprenderne le valenze educative. Le emozioni sono differenti rispetto ai sentimenti difatti provocano cambiamenti fisiologici, comportamentali e psicologici.

L’educazione svolge un ruolo fondamentale in tutto ciò difatti il significato della stessa è: “condurre fuori, liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto, portare a compimento” ed ha l’obiettivo di sviluppare competenze emotive o meglio l’insieme di conoscenze, abilità, capacità e attitudini necessarie a prendere coscienza e consapevolezza, delle proprie emozioni.

Educare alle emozioni è un compito impegnativo ma fondamentale per favorire l’apprendimento perché non è solo con l’intelligenza e la razionalità che si ha successo nell’apprendimento. L’emozione influisce nel processo di apprendimento in quanto agisce come guida nella presa di decisioni e nella formulazione delle idee. L’importanza delle emozioni nell’apprendimento e messa in evidenza dal collegamento che c’è tra le stesse emozioni e la memoria. Infatti le emozioni che la nostra mente cataloga come “importanti” hanno una buona probabilità di venire successivamente ricordate. Educare alle emozioni significa imparare a stare nell’emozione senza esserne sopraffatto altrimenti non è un’educazione ma una forma di repressione.

Autore: Educatore Anna Greco

Neuropsicologia delle Emozioni

Neuropsicologia delle Emozioni

Nel linguaggio comune, quando parliamo di Emozioni, ci riferiamo ai nostri sentimenti e ai nostri stati d’animo e al modo in cui questi vengono espressi tramite i comportamenti manifesti e le risposte somatiche. Quali regioni cerebrali sono coinvolte nelle emozioni? Dal momento in cui le emozioni diventano coscienti, entra in gioco un fondamentale elemento cognitivo che con molta probabilità viene mediato dalla corteccia cerebrale, tuttavia, sono accompagnate da risposte del sistema nervoso autonomo, del sistema endocrino e di quello motorio – scheletrico. Questi ultimi a loro volta, sono condizionati da regioni sottocorticali del sistema nervoso: l’amigdala, l’ipotalamo e il tronco dell’encefalo che hanno il preciso compito di preparare il corpo all’azione, oltre che di comunicare gli stati emozionali alle altre persone.

Se i segnali fisiologici (aumento o diminuzione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della tensione muscolare) a feed-back fossero l’unico fattore di controllo, le emozioni non dovrebbero avere una durata maggiore delle variazioni fisiologiche. Al contrario, sappiamo che alcune emozioni hanno un inizio rapido,molto di più delle condizioni somatiche e, pertanto, le emozioni sono qualcosa di più complesso della semplice elaborazione delle informazioni provenienti dalla periferia.Diversi studi sottolineano il ruolo cruciale dell’emisfero destro nell’elaborazione delle emozioni ma vi sono due ipotesi contrapposte: la prima che l’emisfero destro partecipa all’elaborazione di tutte le emozioni; la seconda che l’emisfero destro sia specializzato per le emozioni negative, mentre l’emisfero sinistro specializzato perquelle positive. La maggioranza dei dati sembra a favore di un ruolo predominante dell’emisfero destro nella percezione delle emozioni a valenza negativa, ma non emerge una chiara asimmetria emisferica nella percezione delle emozioni a valenza positiva.In conclusione, parlare di emozioni è complesso perché è necessario prendere in considerazione che esiste una reazione biologica, ma anche un comportamento manifesto determinato da un vissuto soggettivo che comporta una successiva reazione emotiva.

Autori: Dott. Andrea Laderchi e Dott.ssa Deborah Vizza

Che ansia!

Che ansia!

E’ il titolo del libro di Albert Ellis edito dalla Erikson ma è anche un’affermazione che noi tutti ripetiamo inconsapevoli. “Che ansia” si converte in una condizione di malessere psicologico, che le persone pensano di saper “gestire e/o controllare”.
Perché è sbagliato parlare di controllo o gestione dell’ansia? È sbagliato perché l’ansia è anch’essa un’emozione che insieme alla paura, rappresentano un campanello d’allarme efacilitanola nostra sopravvivenza e la nostra sicurezza, una tendenza all’azione che ci avverte che qualcosa sta succedendo o potrebbe succedere, con la differenza che cessato il pericolo, viene a decadere anche l’emozione della paura. In alcuni casi, è difficile scindere l’emozione della paura da quella dell’ansia perché entrambe hanno caratteristiche simili e l’unico elemento che li contraddistingue è proprio la durata di persistenza del quadro sintomatologico, determinato dal fatto che per la paura, l’oggetto temuto è reale, mentre per l’ansia, è irrazionale o non reale. Queste sensazioni sono spiacevoli e spesso ci bloccano, facendoci rimanere ancorati in pensieri disfunzionali e inefficaci alla nostra vita e così l’ansia, come dice A. Ellis, diventa inappropriata, assumendo la forma di panico, fobia, terrore, tremore, soffocamento, annebbiamento mentale o qualsiasi altra tipologia di disturbo a livello fisico o psicosomatico.

Quali sono i sintomi legati all’ansia e cosa fare? Spesso, il quadro sintomatologico legato al disturbo d’ansia o “ansia inappropriata”, è dovuto ai c.d. pensieri disfunzionali e molte persone, evitano di mettere in atto comportamenti che determinano il vivere una vita “normale” e nell’evitare, in realtà, non fanno altro che condurre la loro vita con una rotta innaturale, in senso metaforico: “navigano sulla propria barca ma senza avere nessuna possibilità di scegliere dove andare”. “L’ansia non si gestisce né si controlla perché fa parte di noi, l’ansia si accoglie e si ascolta, perché portatrice di un messaggio e quando questa diventa prepotente, forte e il mare comincia ad essere sempre più mosso, fidarsi e affidarsi ad un/a professionista che insieme, possa avventurarsi in questa traversata, facendo sì che diventiate il capitano della vostra barca”.

Autore: Dott.ssa Deborah Vizza

Strategie di coping e resilienza

Strategie di coping e resilienza

Le strategie di Coping e l’ottimismo

Nell’ambito della psicologia del benessere, ci sono importanti differenze nell’affrontare gli eventi stressanti della vita quotidiana da parte di ottimisti e pessimisti. Possiamo dire in generale che l’esperienza affligge meno gli ottimisti rispetto ai pessimisti quando questi hanno a che fare con delle difficoltà nella loro vita. Queste differenze non sono solo dovute al livello di Ansia prima di incontrare una situazione stressante, ma principalmente dovute alle diverse strategie che si mettono in campo per fa fronte agli eventi. Di seguiti possiamo definire 3 strategie di coping:
Coping proattivo si cerca di anticipare i problemi per poterli gestire quando si presentano.
Coping sociale prevede il supporto da parte di amici e familiari.
– Coping centrato sul significato dare un senso e cercare insegnamento dalle avversità.

Resilienza

La resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno e di riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili. La resilienza di un individuo è influenzata da diversi fattori, individuali, sociali e relazionali. Questa diversità, ad esempio, può spiegare perchè in condizioni di forte stress o traumatiche alcuni individui riescono ad uscirne senza conseguenze negative, mentre altri sotto le diverse pressioni possono sviluppare vere e proprie psicopatologie.

Che cos’è la Resilienza Psicologica?

E’ possibile descrivere resilienza psicologica come la capacità di affrontare, riorganizzare e resistere in maniera totalmente positiva la propria VITA dopo aver subito eventi particolarmente negativi e traumatici.

Un caratteristica che deve essere coltivata è la creazione di una sorta di BARRIERA protettiva così da creare gli strumenti adatti per affrontare qualsiasi tipo di evento negativo (sofferenza/dolore). Di seguito le caratteristiche da migliorare?
Creare una “rete sociale”: L’appoggio di altri individui è fondamentale nei momenti più difficili è necessario avere una rete di persone che ci possono aiutare con le parole e/o azioni.
Nuovi obiettivi: Molti eventi non dipendono da noi bisogna avere la capacità di affrontarli e interpretarli. Fai una lista degli obiettivi che si vuole perseguire, mettiti alal prova e agisci. Sapere che il proprio modo di agire può cambiare o risolvere ciò che succede ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi.
Positività e ottimismo: Analizzare la vita in modo positivo, accettare la realtà non ci dà la possibilità di poterla cambiare, bisogna concentrare le nostre forse per trovare una soluzione e raggiungere i tuoi obiettivi.
Evitare la chiusura: Bisogna esporre un dubbio un problema ad altre persone amici/parenti perchè parlare aita a far chiarezza anche dentro se stess.
Agire: La soluzione non arriva mai da sola, bisogna migliorare sempre e utilizzare le proprie energie per creare una via di fuga dalle situazioni che non ti piacciono.

“Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”.

Albert Einstein

Benessere psicologico con l’arrivo della stagione estiva

Benessere psicologico con l’arrivo della stagione estiva

Per natura siamo un pò tutti Meteoropatici, la prima cosa al nostro al risveglio guardiamo fuori dalla finestra per sapere che tempo ci aspetta durante la giornata. Dall’esito del tempo si può diventare malinconici o irritabili, il clima è importante per la psiche. Con l’arrivo della bella stagione, è bene ripassare un po’ perché il sole fa bene, i benefici sono molteplici per il nostro corpo e soprattutto per la nostra mente. Con la bella stagione siamo più propensi a uscire e a fare movimento, la natura è spesso rigogliosa, ricca di colori e siamo attratti e affascinati dalla bellezza di ciò che ci circonda.

Il sole e l’umore

Vi siete mai chieste perché il periodo estivo vi sentite più gioiosi, rilassati e sorridenti? Tutto merito del sole. Il sole viene sempre visto come un nemico da cui proteggerci, ma dobbiamo parlare anche delle sue proprietà benefiche, stare 30 minuti al giorno sotto ai raggi del sole, almeno tre volte a settimana è salutare. La luce solare attenua l’ansia e stress; è infatti responsabile della produzione di serotonina, un neurotrasmettitore (una sostanza che trasmette segnali tra i neuroni) che favorisce il buon umore. D’inverno, quando la luce del sole è scarsa, provoca una sensazione di stanchezza o persino depressione. Il sole è una medicina naturale quando ci esponiamo al calote sei suoi raggi, tendiamo a rilassare i muscoli e tsciogliere la tensione che si accumula nel notro corpo. Uno studio definisce il sole come \”afrodisiaco naturale\” perchè la luce solare prova l’aumento del desiderio, stimolando la produzione di ormoni che sono importanti per lo stimolo sessuale.

Godetevi i primi caldi raggi di sole, uscite e innamorate della natura, dei primi fiori primaverili e di tutto ciò che vi offre e che molte volte sottovalutiamo.

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