Che ansia!
Che ansia!
E’ il titolo del libro di Albert Ellis edito dalla Erikson ma è anche un’affermazione che noi tutti ripetiamo inconsapevoli. “Che ansia” si converte in una condizione di malessere psicologico, che le persone pensano di saper “gestire e/o controllare”.
Perché è sbagliato parlare di controllo o gestione dell’ansia? È sbagliato perché l’ansia è anch’essa un’emozione che insieme alla paura, rappresentano un campanello d’allarme efacilitanola nostra sopravvivenza e la nostra sicurezza, una tendenza all’azione che ci avverte che qualcosa sta succedendo o potrebbe succedere, con la differenza che cessato il pericolo, viene a decadere anche l’emozione della paura. In alcuni casi, è difficile scindere l’emozione della paura da quella dell’ansia perché entrambe hanno caratteristiche simili e l’unico elemento che li contraddistingue è proprio la durata di persistenza del quadro sintomatologico, determinato dal fatto che per la paura, l’oggetto temuto è reale, mentre per l’ansia, è irrazionale o non reale. Queste sensazioni sono spiacevoli e spesso ci bloccano, facendoci rimanere ancorati in pensieri disfunzionali e inefficaci alla nostra vita e così l’ansia, come dice A. Ellis, diventa inappropriata, assumendo la forma di panico, fobia, terrore, tremore, soffocamento, annebbiamento mentale o qualsiasi altra tipologia di disturbo a livello fisico o psicosomatico.
Quali sono i sintomi legati all’ansia e cosa fare? Spesso, il quadro sintomatologico legato al disturbo d’ansia o “ansia inappropriata”, è dovuto ai c.d. pensieri disfunzionali e molte persone, evitano di mettere in atto comportamenti che determinano il vivere una vita “normale” e nell’evitare, in realtà, non fanno altro che condurre la loro vita con una rotta innaturale, in senso metaforico: “navigano sulla propria barca ma senza avere nessuna possibilità di scegliere dove andare”. “L’ansia non si gestisce né si controlla perché fa parte di noi, l’ansia si accoglie e si ascolta, perché portatrice di un messaggio e quando questa diventa prepotente, forte e il mare comincia ad essere sempre più mosso, fidarsi e affidarsi ad un/a professionista che insieme, possa avventurarsi in questa traversata, facendo sì che diventiate il capitano della vostra barca”.
Autore: Dott.ssa Deborah Vizza